Ciao,
È volata via un’altra settimana, e l’esperimento è finito. Se non sai di cosa sto parlando, clicca qui. Che viaggio ragazzi :’)
Oggi è il 21 marzo, quindi le due settimane detox sono finite e ho di nuovo accesso a Spotify. Spoiler: non l’ho riscaricato.
Altre impressioni sparse
Come la prima settimana, anzi di più
Tutto quello che dicevo nella scorsa mail continua a valere, anzi si è rafforzato: meno musica ma meglio, e mindfulness musicale. A questo aggiungo che questa manciata di album non me la dimenticherò mai, è davvero entrata dentro di me emotivamente. Sarà anche per il contesto dell’esperimento? Magari la cosa è amplificata, ma sicuramente ogni ascolto che ho dato a queste canzoni è stato fatto con un’attenzione diversa, e un coinvolgimento emotivo inevitabilmente superiore.
La scomodità ha sovrappesato l’hype del walkman?????????
Attenzione attenzione, lo sto ancora usando, tantissimo. Però se nei primi giorni portavo in giro il walkman ovunque, insieme a una pila di CD, adesso ci penso un po’ di più. I primi giorni avevo questo hype di andare in giro col walkman, che è un po’ scemato, e adesso magari esco senza musica in alcune situazioni. Paradossalmente (o meglio, come previsto!) non girare col walkman sempre, mi ha fatto venire una voglia assurda di ascoltare musica appena arrivavo a casa, e godermela ancora di più. Capito cosa intendo? In realtà è molto allineato: avere sempre il walkman in giro voleva dire ascoltare musica anche come sottofondo, e in realtà l’esperimento voleva esplorare una fruizione molto più attiva. Overall sono ancora più felice dei miei ascolti :)
Emozionarmi per un'onda più definita
Secondo me non devi essere un audiofilo per accorgerti la differenza abissale tra la qualità audio di Spotify con cuffie bluetooth (320kbps) e la qualità audio di un CD ascoltato con cuffie cablate (equivalente a 1411kbps). Io in primis non lo sono, non ho questa ossessione della qualità del segnale audio, ma mi rendo conto che all’ascolto c’è qualcosa di istintivo che ti colpisce in modo diverso. Anche se non ci capisci niente, non riesci a spiegarti come, ma quello che ascolti ti emoziona di più. Sembra più vero, più vivo. Poi magari qui ho detto delle cagate pazzesche, nel caso qualcuno mi corregga grazie :)
Musica live e scoperte offline
Questa settimana sono stato a Parigi e ho ascoltato musica live di artisti francesi che non conoscevo minimamente. È stata una delle poche situazioni in questo periodo in cui mi esponevo a musica che non conoscevo minimamente, ed è stato molto bello. È bello avere davanti a te delle persone in carne ed ossa che ti fanno sentire quello che hanno da dire per la prima volta. Interessante.
Allo stesso modo, giovedì sono stato da Germi, il locale di Manuel Agnelli a Milano, per Carne Fresca, che è proprio una rassegna offline di artisti emergenti. Chapeau per l’idea perchè è geniale, ed è anche molto allineata a quello che sto cercando di fare qui :)
È una risposta concreta a chi dice che “senza Spotify gli artisti non esistono”. Non sto dicendo che è la stessa cosa ovviamente, però ci sono alternative molto potenti, che ti permettono di legarti molto di più al pubblico di una canzone dentro una playlist editoriale. O no?
Cosa ho comprato / cosa ho ascoltato
Anche questa settimana, eccomi con dei consigli musicali di un certo spessore ;)
Paolo Conte - Paris Milonga
Vi dico la verità, questo l’ho trovato a casa della mia ragazza a Parigi, e mi si sono illuminati gli occhi perchè avevo in testa dall’inizio dell’esperimento di comprarmi un disco di Paolo Conte. Come se l’avessi comprato ;) Lui è stato il re indiscusso della mia settimana, ascoltato decine di volte su un vecchio stereo della AIWA.
L’album è un gioiellino, considerato uno dei capolavori di Paolo Conte: uscito nel 1981, contiene Via con me che non ha bisogno di presentazioni, ma anche Alle prese con una verde milonga, Parigi, Madeleine, La Vera Musica… insomma un album che ad ogni ascolto ti regala qualcosa di nuovo, che non smette di raccontare neanche quando finisce. Davvero da rimanere senza parole :’)
Georges Brassens - La Mauvaise Réputation
Ce l’avevo già in cassetta (presa a un mercatino di Parigi l’anno scorso) ma ho voluto comprarmelo anche in CD per ascoltarmelo in questi giorni (7€). Nessuno qui vi obbligherà ad ascoltarvi un album francese… però se vi piace De André dovete assolutamente farlo.
Brassens lo ha ispirato tantissimo, sia nel modo di fare musica, sia, come dichiarato da De Andrè stesso, nella visione anarchica del mondo e in quella volontà di cantare per gli ultimi e per gli emarginati.
Tante canzoni di De André sono traduzioni in italiano di canzoni di Brassens, tipo Il gorilla, uno dei suoi più grandi successi… e Le gorille è proprio dentro La Mauvaise Réputation, il suo album di debutto di Brassens uscito nel 1952 (col nome ufficiale “Georges Brassens chante les chansons poétiques (...et souvent gaillardes) de... Georges Brassens”).
Album incredibile, gare au goriiiiiiiiiille :)
Lucio Corsi - Volevo essere un duro
Ho ordinato il CD fisico ma non arriverà prima di aprile, quindi me lo sono scaricato su QoBuz in qualità lossless (13€) - spiego meglio alla fine di questa newsletter. Inutile dirvi che lo sto ascoltando come un pazzo, e come sempre sono estasiato da quello che sa fare Lucio con le parole, con la musica e con le canzoni in generale. Bellissimo il cambio di stile di questo album, che si avvicina sia come sound che come testi al grandissimo Ivan Graziani, con storie più reali che fantastiche, ma con una poetica e una visione del mondo che dà valore anche alle cose più comuni. Questa è la magia nascosta della normalità che puoi gustarti solo se rallenti un po’, e Lucio è una delle poche persone sulla terra che al giorno d’oggi non hanno perso questa capacità. Non sto piangendo :’)
I due momenti più epici dell’album:
Lo special di Let There Be Rocko, che si trasforma in Jailhouse Rock
Il finale di Situazione complicata (al momento la mia canzone preferita dell’album), con la citazione a Astronave Giradisco: brividi <3
Totale spesa fino ad ora (2 settimane): 31€
And now what?
E adesso non lo so… l’esperimento è finito ma Spotify mi è mancato così poco che non sento per niente il bisogno di tornare allo streaming. Allo stesso tempo, razionalmente, mi rendo conto che lo streaming - almeno per come funzionano le cose adesso - è uno dei pochi strumenti per scoprire artisti emergenti. Ho un’idea un po’ più ampia su questa cosa ma ve ne parlerò in una sede dedicata.
In generale, sto raccogliendo le idee, le sensazioni, i ragionamenti fatti con me stesso e con tutte le persone con cui ho parlato in queste settimane, anche per mettere in luce le piccole contraddizioni che porta con sé questo modo un po’ estremo di viversi la musica. Settimana prossima (o appena riesco a finirlo) uscirà un video-essay con tutte le riflessioni strutturate.
Quello che vi posso anticipare - anche se l’avete capito - è che l’impatto dell’esperimento sul mio rapporto con la musica è stato super positivo, e lo streaming non mi è mancato per niente. Mi aspetto però di riuscire a trovare un equilibrio, e vorrei sapere da voi: come bilanciate l’uso dello streaming con un ascolto più attento e personale? Usate Spotify in modo diverso? Avete trovato un vostro equilibrio? Mi riferisco soprattutto a chi ha provato a integrare il fisico in questa era di streaming.
Nei prossimi giorni, oltre a mettere insieme le idee, farò un po’ di cose:
Cercherò di pensare a un modo un po’ meno estremo per fare la stessa cosa (e.g., MP3, Bandcamp o cose così)
Esplorerò le varie proposte di piattaforme streaming oltre a Spotify, partendo da QoBuz che mi sembra una proposta molto allineata con questo approccio più cosciente alla musica. Se lo usate rispondete a questa mail con il vostro parere, grazie!
Conclusioni: prurito e fervore
In queste settimane potrete immaginare quanto abbia parlato di questo argomento con voi che mi avete scritto, con gli artisti e con la gente che ho trovato in giro.
Mi sono accorto di una cosa secondo me gigante: quando togli lo sguardo dai social, dai magazine e dalla narrazione dominante del mercato musicale, ti accorgi che c’è un prurito generale. Un’insofferenza verso questo ascolto spasmodico, e una voglia diffusa – anche se spesso silenziosa – di tornare a un rapporto più diretto tra artista e ascoltatore. Non un rapporto prodotto-cliente, ma arte-spettatore. Lo sento sia da chi ascolta che da chi crea, e penso sia un segnale bellissimo.
O no??????
Ciao,
Andrea Rampoldi
Per qualsiasi cosa, rispondi a questa mail, scrivimi a andrea@musicabella.info, scrivimi su IG. Dove vuoi :)
Ciao Andrea, complimenti per la newsletter. Mi fa piacere si provi a fruire del piacere di un ascolto musicale più “old style” (purtroppo sono un boomer) con comunicazioni bidirezionali e meno univocamente imposte da Spotify o simili. Negli ultimi anni ascolto musica con LP, pochi CD (sono a centinaia negli scatoloni), ma soprattutto con lo streamer e Qobuz. Di quest’ultimo apprezzo la qualità audio, la facilità nel trovare quel che più mi va e soprattutto amo il fatto che non elabora algoritmi sui miei gusti (come Music o Spotify) e non mi propone quindi playlist sulla base dei miei ascolti abituali. Fatto 100 ammetto che ascolto Qubuz al 95% (troppo comodo e bello spaziare dal Jazz a Neil Young a Fossati… però cercando di ascoltare magari tutto il disco) il restante 5% con il mio amato giradischi, magari comprando ogni tanto un disco. Buona musica a tutti. Ciao
Grazie Andrea per aver sperimentato e documentato un percorso che in molti vorrebbero intraprendere ma che in pochi hanno il coraggio di fare ❤️ continua a seguire le tue idee originali, sei un pupillo dell'internet!! Grazie grazie grazie