Ciao Andrea, bellissimo video. Si sente la mancanza di contenuti così che offrano lo spunto per approfondire certi temi. Io la penso come te su tante cose, ma soprattutto su una: la musica è una cosa seria, serissima. Ecco perché cerco sempre di approfondire e contestualizzare, condivido qui alcune osservazioni.
È vero c'è tanta, tantisisma musica (troppa?), questo è perché grazie al digitale (dagli anni 90 in poi) si sono abbassati i costi di produzione e tutti possono registrare musica. Questo se ci pensi è anche un vantaggio perché i nostri amici che compongono, registrano e pubblicano hanno la possibilità di farlo, di far ascoltare la propria arte a tutti, cosa che prima gli era preclusa per gli alti cosi. Questo per l'ascoltatore comporta che dobbiamo essere più bravi a selezionare e a capire la qualità in mezzo a tantissima roba. Il rischio è che un ascoltatore poco allenato si perda la qualità di Bjork in mezzo a tanta fuffa. Per questo progetti come il tuo sono ancora così importanti.
Condivido anche il discorso che fai sul fatto che lo streaming ha peggiorato il nostro rapporto con la musica, che oggi è più volatile che mai. Pensa solo ai singoli, 30 anni fa stavano fuori 4 mesi, oggi 1 week end. Ma la domanda è: rispetto a quandoè peggiorato tutto? Noi tutti ragioniamo sul fatto che la situazione che troviamo quando nasciamo sia quella "normale" e giudichiamo tutti i cambiamenti rispetto a com'era quando siamo nati. Ma se ci pensi negli anni 40, prima della diffusione della musica registrata su supporto, la musica veniva suonata dal vivo e trasmessa in diretta via etere. Chi ascoltava la musica dal vivo in fm negli anni 40, negli anni 60 avrebbe potuto dire: "Questa che ascoltate voi oggi non è musica, perché è registrata, ri registrata, prodotta e stra prodotta mille volte, gli artisti magari sono scarsi ma registrano da capo ogni accordo finché non viene perfetto, dove finirà la musica così?!? Ai miei tempi i musicisti dovevano essere davvero bravi, perché suonavano in diretta e non si poteva sbagliare." Penso che tu capisca cosa voglio dire e lo stesso ragionamento si può fare per qualsiasi cosa e per qualsiasi innovazione.
Come giustamente registri tu ci sono delle grosse minacce all'orizzonte, figurati che Spotify sta pensando di sostituire i brani di artisti con brani creati da AI (ne ho parlato nella mia ultima newsletter), questa cosa mi fa vomitare perché io non amo solo la musica, ma anche chi la fa, perché la fa e la sua storia, in una parola l'artista.
Ma se ci pensi, da quanto esiste lo starsystem? Nemmeno da 100 anni! Prima di Nina Simone, Chuck Berry, Elvis Presley raramente si conoscevano i nomi dei musicisti e degli esecutori (a parte i grandi compositori del passato) e tanto meno si tenevano in camera i poster dei musicisti. In sostanza prima della seconda metà 900 lo starsystem non esisteva, è possibile pensare ad un mondo dove non esisterà più? Certo, anzi è probabile, visto dove stiamo andando. Questo mi piace? No, mi fa schivo, perché io dentro lo starsystem ci sono nato.
Mi fermo qui e ascolto la seconda metà del video, ma intanto dovevo scriverti questo prima di dimenticarmi :)
Spero di non essere stato invasivo :D e ti ringrazio tanto per questi spunti e la qualità che c'è in tutto quello che fai.
Ciao Francesco come sempre grazie tantissimo di leggere così attivamente e di prenderti così tanto tempo per rispondermi in questo modo, è davvero apprezzatissimo e preziosissimo :)))
Il fatto che ci sia tanta musica è per certi versi un bene, sono d’accordo, e quello è un discorso ancora più ampio che esula dallo streaming (perchè secondo me non è lo streaming ad avere democratizzato l’accesso alla musica per gli artisti, ma piuttosto la possibilità di registrarsi in casa e produrre un pezzo completo con un computer e un microfono a basso costo; e se vogliamo internet in generale per esporsi). Io nell’articolo mi concentro sugli impatti culturali e soprattutto negativi, ma ovviamente sono convinto anch’io che questo periodo storico abbia anche lati positivi :)
È anche vero quello che dici sulla storia dello sviluppo tecnologico, della musica registrata, dello starsystem e dell’ai in futuro... anche a me tutto questo fa schifo, però dall’altra parte sono fiducioso del fatto che con un po’ di coscienza si riesca comunque a vivere la musica attivamente e nel modo che si reputa migliore, al di là di qual è il sistema in un determinato momento. Sono spaventato ma curioso di vedere cosa succederà :)
Spero di beccarti di persona un giorno che abbiamo tantissime cose di cui parlare! Grazie ancora <3<3<3
Ciao Andra, mi fa piacere che non pensi che sono stato troppo lungo :D grazie a te per offrirmi questi spunti di riflessione. Sul digitale intendevo proprio questo che scrivi tu: " la possibilità di registrarsi in casa e produrre un pezzo completo con un computer e un microfono a basso costo" è questo il punto positivo, la conseguenza è che è più difficile districarsi e raggiungere cose buone.
Ho trovato questa newsletter molto aderente ad un momento che sto vivendo io stessa in rapporto a Spotify. Sono arrivata ad un punto in cui lo vivo in maniera satura. Il fatto di avere così tanta musica a disposizione diventa un deterrente al mio essere un'ascoltatrice/ ricercatrice attenta. Quando ho iniziato ad appassionarmi alla musica dovevo per forza di cose acquistarla in formato fisico, e devo dire che quella "caccia al tesoro" per la ricerca di un album che magari non riuscivo a trovare subito era qualcosa che mi manca. Non sono una che demonizza l'uso della musica "liquida" (ne ho fruito e ne fruisco tutt'ora). Ma credo di aver bisogno di spezzare con questo loop di pigrizia indotta dal mettere ad esempio una Discovery Weekley per scoprire roba "adatta a me" (che poi sarà sempre in qualche modo pilotata dall'algoritmo e da chi mette più soldini nel piatto della piattaforma per spingere quei brani). Quindi il mio metodo al momento è quello di ridimensionare l'uso di Spotify e magari fare ricerca su piattaforme come Bandcamp (su cui volendo posso acquistare i brani o gli album anche in formato digitale), alternando con un ascolto più assiduo su cd, musicassette e dischi che ho già nella mia collezione (oltre ad acquistarne di nuovi).
Ciao Andrea, bellissimo video. Si sente la mancanza di contenuti così che offrano lo spunto per approfondire certi temi. Io la penso come te su tante cose, ma soprattutto su una: la musica è una cosa seria, serissima. Ecco perché cerco sempre di approfondire e contestualizzare, condivido qui alcune osservazioni.
È vero c'è tanta, tantisisma musica (troppa?), questo è perché grazie al digitale (dagli anni 90 in poi) si sono abbassati i costi di produzione e tutti possono registrare musica. Questo se ci pensi è anche un vantaggio perché i nostri amici che compongono, registrano e pubblicano hanno la possibilità di farlo, di far ascoltare la propria arte a tutti, cosa che prima gli era preclusa per gli alti cosi. Questo per l'ascoltatore comporta che dobbiamo essere più bravi a selezionare e a capire la qualità in mezzo a tantissima roba. Il rischio è che un ascoltatore poco allenato si perda la qualità di Bjork in mezzo a tanta fuffa. Per questo progetti come il tuo sono ancora così importanti.
Condivido anche il discorso che fai sul fatto che lo streaming ha peggiorato il nostro rapporto con la musica, che oggi è più volatile che mai. Pensa solo ai singoli, 30 anni fa stavano fuori 4 mesi, oggi 1 week end. Ma la domanda è: rispetto a quandoè peggiorato tutto? Noi tutti ragioniamo sul fatto che la situazione che troviamo quando nasciamo sia quella "normale" e giudichiamo tutti i cambiamenti rispetto a com'era quando siamo nati. Ma se ci pensi negli anni 40, prima della diffusione della musica registrata su supporto, la musica veniva suonata dal vivo e trasmessa in diretta via etere. Chi ascoltava la musica dal vivo in fm negli anni 40, negli anni 60 avrebbe potuto dire: "Questa che ascoltate voi oggi non è musica, perché è registrata, ri registrata, prodotta e stra prodotta mille volte, gli artisti magari sono scarsi ma registrano da capo ogni accordo finché non viene perfetto, dove finirà la musica così?!? Ai miei tempi i musicisti dovevano essere davvero bravi, perché suonavano in diretta e non si poteva sbagliare." Penso che tu capisca cosa voglio dire e lo stesso ragionamento si può fare per qualsiasi cosa e per qualsiasi innovazione.
Come giustamente registri tu ci sono delle grosse minacce all'orizzonte, figurati che Spotify sta pensando di sostituire i brani di artisti con brani creati da AI (ne ho parlato nella mia ultima newsletter), questa cosa mi fa vomitare perché io non amo solo la musica, ma anche chi la fa, perché la fa e la sua storia, in una parola l'artista.
Ma se ci pensi, da quanto esiste lo starsystem? Nemmeno da 100 anni! Prima di Nina Simone, Chuck Berry, Elvis Presley raramente si conoscevano i nomi dei musicisti e degli esecutori (a parte i grandi compositori del passato) e tanto meno si tenevano in camera i poster dei musicisti. In sostanza prima della seconda metà 900 lo starsystem non esisteva, è possibile pensare ad un mondo dove non esisterà più? Certo, anzi è probabile, visto dove stiamo andando. Questo mi piace? No, mi fa schivo, perché io dentro lo starsystem ci sono nato.
Mi fermo qui e ascolto la seconda metà del video, ma intanto dovevo scriverti questo prima di dimenticarmi :)
Spero di non essere stato invasivo :D e ti ringrazio tanto per questi spunti e la qualità che c'è in tutto quello che fai.
Ciao Francesco come sempre grazie tantissimo di leggere così attivamente e di prenderti così tanto tempo per rispondermi in questo modo, è davvero apprezzatissimo e preziosissimo :)))
Il fatto che ci sia tanta musica è per certi versi un bene, sono d’accordo, e quello è un discorso ancora più ampio che esula dallo streaming (perchè secondo me non è lo streaming ad avere democratizzato l’accesso alla musica per gli artisti, ma piuttosto la possibilità di registrarsi in casa e produrre un pezzo completo con un computer e un microfono a basso costo; e se vogliamo internet in generale per esporsi). Io nell’articolo mi concentro sugli impatti culturali e soprattutto negativi, ma ovviamente sono convinto anch’io che questo periodo storico abbia anche lati positivi :)
È anche vero quello che dici sulla storia dello sviluppo tecnologico, della musica registrata, dello starsystem e dell’ai in futuro... anche a me tutto questo fa schifo, però dall’altra parte sono fiducioso del fatto che con un po’ di coscienza si riesca comunque a vivere la musica attivamente e nel modo che si reputa migliore, al di là di qual è il sistema in un determinato momento. Sono spaventato ma curioso di vedere cosa succederà :)
Spero di beccarti di persona un giorno che abbiamo tantissime cose di cui parlare! Grazie ancora <3<3<3
Ciao Andra, mi fa piacere che non pensi che sono stato troppo lungo :D grazie a te per offrirmi questi spunti di riflessione. Sul digitale intendevo proprio questo che scrivi tu: " la possibilità di registrarsi in casa e produrre un pezzo completo con un computer e un microfono a basso costo" è questo il punto positivo, la conseguenza è che è più difficile districarsi e raggiungere cose buone.
Sì spero anche io di incrociarti prima o poi :)
Ho trovato questa newsletter molto aderente ad un momento che sto vivendo io stessa in rapporto a Spotify. Sono arrivata ad un punto in cui lo vivo in maniera satura. Il fatto di avere così tanta musica a disposizione diventa un deterrente al mio essere un'ascoltatrice/ ricercatrice attenta. Quando ho iniziato ad appassionarmi alla musica dovevo per forza di cose acquistarla in formato fisico, e devo dire che quella "caccia al tesoro" per la ricerca di un album che magari non riuscivo a trovare subito era qualcosa che mi manca. Non sono una che demonizza l'uso della musica "liquida" (ne ho fruito e ne fruisco tutt'ora). Ma credo di aver bisogno di spezzare con questo loop di pigrizia indotta dal mettere ad esempio una Discovery Weekley per scoprire roba "adatta a me" (che poi sarà sempre in qualche modo pilotata dall'algoritmo e da chi mette più soldini nel piatto della piattaforma per spingere quei brani). Quindi il mio metodo al momento è quello di ridimensionare l'uso di Spotify e magari fare ricerca su piattaforme come Bandcamp (su cui volendo posso acquistare i brani o gli album anche in formato digitale), alternando con un ascolto più assiduo su cd, musicassette e dischi che ho già nella mia collezione (oltre ad acquistarne di nuovi).